Marco Boscarato scrive

Parole che si fanno strada

Marco Boscarato scrive

Parole che si fanno strada

Parole per Dare Voce 9 - Gentilezzaincondizionata e Abusivo

2022-12-27 22:42:30

Eccomi ora, verso il confine del nuovo anno, a segnare con la memoria le ultime parole ricevute nel corso di quel ricchissimo viaggio a piedi, che mi ha visto trasferirmi da Montebelluna a Mestre in due giorni.

Le ultime due parole da raccontare, raccolte al termine del viaggio, sono quelle di Gianna e Zio Orghe: "Gentilezza incondizionata" e "Abusivo"

Arrivando a Mestre, da Montebelluna, le ultime parole ricevute:

GENTILEZZA INCONDIZIONATA e ABUSIVO

Siamo sempre rivolti verso un limite, verso un confine.

Eccomi ora, verso il confine del nuovo anno, a segnare con la memoria le ultime parole ricevute nel corso di quel ricchissimo viaggio a piedi, che mi ha visto trasferirmi da Montebelluna a Mestre in due giorni.

Un cammino biografico: ogni cammino lo è.

Da Montebelluna, dove ora lavoro e abito. A Mestre, dove sono nato e ho lungamente abitato. In mezzo, la ricchezza di un paesaggio, con molta storia, molte acque e molte voci.

Le ultime due parole da raccontare, raccolte al termine del viaggio, sono quelle di Gianna e Zio Orghe.

Gentilezza incondizionata

Gianna mi ha seguito con attenzione sin dai primi passi, condividendo posizione e contatti. Lei è stata la personificazione della gentilezza e dell’attenzione per me, un riferimento sempre disponibile e molto consapevole, con cui ho condiviso da subito le intenzioni del cammino, quelle di creare rete.

“Gentilezza incondizionata” è la sua parola. Me la dice mentre, proprio per sovrappiù di gentilezza, mi viene offerto un caffè in una pasticceria di Mestre, all’arrivo.

Ricordo il momento: il pensiero lugubre del “Covid” aleggiava ancora tra la gente, angosce e paure abitavano gli animi e ancora i “bollettini” erano in cima al tam tam mediatico dei giornali.

Ora, nel tempo in cui sto scrivendo, sembra un mondo lontano, non se ne parla più.

Ma quel tempo di divisione è ancora tra noi. Si è solamente nascosto in strutture rigide, incistato nelle maglie della società. Il fatto che non se ne parli, nonostante vengano alla luce evidenze che contraddicono le affermazioni di chi a suo tempo ha imposto le divisioni, mette questo in rilievo: l’ipocrisia, la vergogna, l’infondatezza. Quelle comunicazioni aggressive e false sono diventate struttura, sono diventate “Io su questo non discuto”, in attesa forse di una nuova ondata di ipocrisia, che sarà nuovamente usata per dividere.

Forse, speriamo di no.

Possiamo contrastare tutto questo in un modo. Proprio con la gentilezza incondizionata. Gentile è “essere tra le genti, essere gente”. Comportarsi come un gentile, come una persona selezioanata, attenta. È relazione tra anime ma senza interessi, perché incondizionata. Non si può essere gentile per dovere o per convenienza: quella è ipocrisia. Gentile è solo colui o colei che non attende nulla dal proprio sorriso, che sa aprirsi al mondo con un dono, facendo dono di sé.

Bellissima la parola di Gianna. Ci rimette all’interno di un consesso sociale che vorremmo e che un giorno, speriamo non troppo lontano, sapremo costruire. Con chi vorrà farne parte ovviamente, perché la libertà di scelta viene prima di tutto e di tutti: l’uomo è un essere potenzialmente libero per definizione e può scegliere il male, se lo vuole.


Abusivo

Zio Orghe ha un ampio sorriso, è alto di statura, si muove con eleganza. Arriva in bicicletta. Anche lui è gentile, sarà lui a offrimi il rinfresco finale di quel delizioso viaggio a piedi, un caffè e dei dolci per ritemprare il pellegrino cotto sotto al sole di giugno. Ma lui, oltre ad essere incondizionatamente gentile è anche, nel momento in cui ci incontriamo, considerato un abusivo; per motivi che ora non serve dire.

La sua parola è proprio “abusivo”. Una parola con molte sfaccettature, molte possibilità. Una parola che stride, che evidenzia una frattura.

C’è qualcosa di adatto “all’uso”, che resta nella norma, e qualcosa di “abusivo”, separato, che non rientra nell’utilizzo comune, che “eccede nell’uso” delle risorse comuni. In termini facili e comprensibili, abusivo è qualcuno che si approfitta dell’uso di risorse condivise.

Nelle scorse stagioni si è adoperato molto questo termine, nel reiterato tentativo operato dai nostri governanti di definire norme per il comportamento dei singoli.

Un termine molto usato, magari, a scapito di un altro termine che è invece “responsabilità”: la delega in fiducia al singolo cittadino di un comportamento corretto e consapevole, un termine buono per costruire una comunità di gente, gentile e consapevole.

Invece abbiamo raccolto la definizione spesso eccessiva e burocratica di usi e abusi per le più varie e disparate situazioni.

Ma non è questo il punto, o almeno non solo questo. Perché abusivo, l'attributo con cui vengono spesso indicati i singoli cittadini, può essere anche un governo, uno Stato, una istituzione che utilizzi il proprio potere per interessi privati e personali, togliendo voce ai cittadini che a fronte di questo abuso cercano di farsi sentire, spesso invano. L’abuso delle istituzioni è difficile da contrastare e da combattere, addirittura difficile da identificare, perché chi governa può fare del libito (desiderio) “licito in sua legge": Come già fece Semiramide secondo Dante, qui citato dal V canto dell’Inferno, lo Stato definisce le leggi che assecondano i suoi desideri, stabilendo secondo queste leggi chi è abusivo e chi no.

Ma in verità è lo Stato stesso abusivo, se le leggi che definisce contrastano con il Diritto Naturale, l’unico Diritto inalienabile: che va di pari passo con il progredire dell’Uomo e che sempre riemergerà dalle onde delle tempeste della storia. Fino a quando l’umanità, magari stanca e affaticata, ma sempre più consapevole, troverà su quel mare oggi in tempesta, finalmente, tempo di bonaccia.

Con questa parola si chiude il capitolo del mio viaggio estivo.

Il prossimo sarà riservato a due parole grandi, che due uomini grandi mi hanno regalato durante un successivo viaggio d’estate, dal sapore epico; viaggio in cui nuovamente ho trovato delle fonti e delle acque, molto sole, un monastero, e voci sonanti che gridano nel deserto.

Continuate a seguirmi, avrò ancora voce e parole per voi!

by Marco Boscarato